Rimane molto incerto il percorso dell’oro nelle prossime settimane, poiché la Federal Reserve Usa, non ha urgenza a diminuire il costo del denaro.
La continua domanda da parte delle banche centrali in un contesto di incertezza geopolitica e de-dollarizzazione, e non ultima la capacità dell’oro di offrire un livello di sicurezza e stabilità che altri asset potrebbero non fornire. Ed è per questo motivo che il prezzo dell’oro è rimasto sopra i 2.300 dollari dopo i deboli dati preliminari sul PIL statunitense del primo trimestre. Come previsto dagli analisti, l’economia statunitense rallenterebbe nel 2024, ma nel primo trimestre ha mancato l’obiettivo di un intero punto percentuale. Ciò manterrebbe in vigore la narrativa dell’”atterraggio morbido”, ma l’inflazione di fondo per il primo trimestre del 2024 è aumentata del 3,7% su base trimestrale, al di sopra delle stime e schiacciando il 2% registrato nell’ultimo trimestre del 2023.
In seguito a questo dato, la Fed potrebbe rivalutare la tesi dei tassi di interesse “più alti più a lungo”. Inoltre l’allentamento delle tensioni in Medio Oriente ha migliorato la domanda di asset maggiormente rischiosi come le Azioni.
Dopo la comunicazione dei dati sul PIL Usa, il prezzo dell'oro ha mostrato di essere ancora in una posizione di forza rimanendo al di sopra del supporto cruciale di 2.300 dollari. Il dato cruciale è stato elaborato dal Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti che ha segnalato un forte calo nella crescita del prodotto interno lordo del primo trimestre. Infatti, l'economia statunitense è cresciuta ad un ritmo significativamente più lento, pari all'1,6% (PIL), rispetto al 2,5% previsto, mentre il dato precedente aveva mostrato come nell’ultimo trimestre del 2023 l’economia era cresciuta con maggiore forza registrando un aumento del 3,4%.
A tutt'oggi è quindi improbabile che un calo significativo del tasso di crescita del PIL annulli la narrativa comune secondo cui la Fed potrebbe perseguire il cosiddetto atterraggio morbido, ovvero la volontà da parte della banca centrale di raggiungere la stabilità dei prezzi senza tuttavia innescare una recessione. In ogni caso, il dato Usa indica che l’economia Americana fatica a sopportare le conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e si prevede che ciò indebolirà la fiducia di quegli investitori che si attendono forti prospettive di crescita economica.
Anzi si ritiene che ciò eserciterà una maggiore pressione sul dollaro USA. E ancora gli investitori dovrebbero tenere presente che anche il rapporto preliminare del PMI statunitense redatto da S&P Global riferito al mese di aprile, ha mostrato una diminuzione degli ordini e soprattutto che il PMI manifatturiero è sceso sotto la soglia di 50,0, indicato una possibile ulteriore frenata.
Il prossimo dato sul quale si concentreranno gli investitori sarà quello relativo ai dati del "Personal Consumption Expenditure Price Index" (PCE) di marzo, che guideranno la prossima mossa da parte della Federal Reserve e di conseguenza del prezzo dell’oro. In particolare un cambiamento significativo nel suddetto indicatore economico costringerà probabilmente i trader a rivalutare le aspettative sulla tempistica e sul numero dei tagli dei tassi della Fed. Attualmente i mercati finanziari anticipano il primo taglio a settembre.
I dati sull'inflazione influenzeranno in modo significativo le prospettive sul percorso dei tassi di interesse della Fed in vista della prossima riunione del 1° maggio. Le prospettive a breve termine per l’oro sono ancora incerte poiché la domanda di beni rifugio si è indebolita a causa del venir meno dei timori di un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Inoltre, i membri della Fed non vedono alcuna urgenza di tagliare i tassi a causa delle maggiori pressioni inflazionistiche e delle condizioni tese del mercato del lavoro.
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Carlo Vallotto
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