Continuano gli acquisti di oro fisico da parte degli Stati Emergenti anche se il prezzo ora rimane ancora sottovalutato in relazione ai rendimenti.
La devastazione creata dall'invasione russa dell'Ucraina continua senza sosta e ora inizia ad avere implicazioni significative per l'economia globale. Secondo alcuni economisti, stiamo assistendo alla fine della globalizzazione.
Tra alleati e oppositori si stanno tracciando linee che non si disfaranno facilmente, anche se il conflitto nell'Europa orientale dovesse finire. L'oro, a quanto pare, sta giocando un ruolo essenziale in questo nuovo ambiente, in cui valute e materie prime vengono usate purtroppo come armi di ricatto.
I mercati globali delle materie prime rimangono nel caos mentre le nazioni cercano di rimettere in funzione le proprie catene di approvvigionamento messe a dura prova dalla pandemia prima e dal conflitto ora. L'impatto maggiore si fa sentire soprattutto nel settore energetico poiché il gas naturale russo rappresenta il 40% della domanda europea.
C'è un crescente timore che sta diventando quasi una minaccia, che la Russia possa usare la sua ricchezza di materie prime proprio per ricattare le "nazioni ostili" obbligandole ad effettuare i pagamenti per la vendita di energia in rubli. La Russia, come abbiamo visto, sta anche cercando di accettare oro e persino bitcoin come formula di pagamento per il suo petrolio e gas. Secondo alcuni economisti, l'Europa, che mostra già un'economia in bilico, potrebbe cadere in una vera e propria recessione se la Russia decidesse di sospendere la vendita di petrolio e gas.
Anche se l'Europa sta cercando di liberarsi dal petrolio e dal gas russi, ciò non accadrà prima della fine di questo decennio. E soprattutto diventerà comunque dipendente da qualche altra Nazione. L'energia è solo una merce, ma non è sola; anche l'agricoltura e i metalli di base risentono delle crescenti tensioni geopolitiche causate dal conflitto.
Guardando al quadro più ampio, molti economisti e analisti di mercato vedono una tendenza in crescita in cui le nazioni che diffidano degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali iniziano a ridurre la loro esposizione al dollaro USA. Anche questo non accadrà dall'oggi al domani. Il dollaro USA rappresenta circa il 60% del totale delle riserve globali. Potrebbero volerci decenni prima che gli Stati Uniti perdano il loro status di valuta di riserva, ma ciò non impedirà ad alcuni governi e banche centrali di diversificare la loro esposizione in dollari Usa.
Secondo le ultime rilevazioni, la Banca Mondiale ha tagliato le sue previsioni per la crescita globale e un controllo del PIL della FED ha mostrato che l'economia statunitense potrebbe essere sull'orlo della recessione.
Ed ecco che entra in gioco l'oro che è l'asset più interessante perché è visto come una riserva di valore e non presenta rischi di controparte.
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Buon investimento a tutti
Carlo Vallotto
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