Quando l’inflazione aumenta, il potere d’acquisto di una valuta diminuisce, il che significa che il valore di alcuni asset, come l'oro, aumenta.
Il recente aumento del prezzo dell'oro ha attirato l'attenzione sul suo status di asset in grado si salvaguardare il potere di acquisto e quindi essere un protettore della ricchezza. Tuttavia, le sue dinamiche di prezzo rivelano una storia più articolata rispetto alla semplice azione di copertura contro l’inflazione.
Capire come il prezzo dell'oro risponde all'inflazione richiede una valutazione del suo ruolo dalle mille facce come asset e di come le politiche economiche globali, in particolare quelle della Federal Reserve relative ai tassi di interesse, influenzano il suo valore.
Fondamentalmente, l’oro è un bene che, come gli immobili o le azioni, risponde alle forze fondamentali della domanda e dell’offerta.
Il termine inflazione tende ad essere interpretato negativamente nel contesto di prezzi più elevati a discapito dei consumatori. L’inflazione, tuttavia, non è presente solo nei prezzi al consumo.
Ciò che realmente accade quando l’inflazione aumenta è che il potere d’acquisto di una valuta diminuisce, il che significa che il valore di alcuni asset aumenta. Ciò porta gli investitori a cercare proprio quegli asset che mantengano valore o addirittura si apprezzino. L’oro è stato storicamente uno di questi asset perché scarso, durevole e con un valore intrinseco. Ma il suo aumento dei prezzi in un contesto di inflazione non è dovuto esclusivamente al suo ruolo di bene rifugio.
L’inflazione influisce in modo diverso sulle varie classi di attività, ma il fattore critico per l’oro sono i tassi di interesse reali ovvero i tassi nominali adeguati all’inflazione. Quando la Federal Reserve sceglie di non aumentare i tassi di interesse in risposta all’aumento dell’inflazione, i tassi di interesse reali tendono a scendere.
Tassi di interesse reali più bassi riducono il costo opportunità di detenere oro, favorendone il suo acquisto o detenzione.
Di conseguenza, l’oro diventa più attraente per gli investitori, non solo come copertura contro l’inflazione, ma come asset che si apprezza in un ambiente in cui i tradizionali investimenti che generano un flusso di reddito, rendono meno in termini reali.
Tuttavia, la risposta dell’oro alle politiche sull’inflazione e sui tassi di interesse è soggetta a una serie di fattori unici. A differenza del settore immobiliare, l’oro non genera reddito attraverso affitti o dividendi come le azioni, quindi il suo investimento dipende maggiormente dall’apprezzamento del capitale.
In particolare, il sentiment degli investitori, la instabilità geopolitica, i fattori valutari e altri input macroeconomici che influenzano la domanda, possono guidare questo apprezzamento dell’oro. Inoltre, la natura globale dei mercati dell’oro fa sì che, sebbene le politiche della Federal Reserve siano influenti, non siano le uniche che determinano i prezzi dell’oro. Le politiche delle banche centrali in tutto il mondo, i tassi di crescita economica globale e persino i progressi tecnologici nell’estrazione e nel riciclaggio dell’oro, possono influenzare in modo significativo le dinamiche della domanda e dell’offerta di oro.
Come per qualsiasi investimento, la chiave per sfruttare efficacemente l’oro risiede nella comprensione del contesto economico più ampio, comprese le politiche della Federal Reserve e le loro implicazioni sui tassi di interesse reali e sull’inflazione.
La relazione tra prezzi dell’oro, inflazione e tassi di interesse evidenzia la duplice natura dell’oro sia come copertura tradizionale contro la svalutazione valutaria sia come classe di attività sensibile alle politiche macroeconomiche e al comportamento degli investitori. Il suo fascino durante i periodi di bassi tassi di interesse reali, simili a quelli immobiliari e azionari, riflette il suo status di componente preziosa di un portafoglio di investimenti diversificato.
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Carlo Vallotto
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